Dubitare di tutto o credere tutto sono due soluzioni egualmente comode che ci dispensano, l'una come l'altra, dal riflettere (Henri Poincaré, «La scienza e l'ipotesi», 1902).
La religione è una delle forme dell'oppressione spirituale (Nikolaj Lenin, «Socialismo e religione», 1905).
Ci si potrebbe arrischiare a considerare la nevrosi ossessiva come un equivalente patologico della formazione religiosa e a descrivere la nevrosi come una religiosità individuale e la religione come una nevrosi ossessiva universale. La somiglianza essenziale risiederebbe nella fondamentale rinuncia all'attività di pulsioni date costituzionalmente; e la differenza principale nella natura di tali pulsioni, che sono nella nevrosi di origine esclusivamente sessuale, nella religione di origine egoistica (Sigmund Freud, «Azioni ossessive e pratiche religiose», 1907).
Una cosa mi ha sempre profondamente stupito: che i credenti di tutti i tempi abbiano cercato e fornito prove dell'esistenza di Dio. E, naturalmente, tutte queste prove sono irrefutabili per coloro che le utilizzano. Disgraziatamente sono tali soltanto per loro: provano che essi credono in Dio, e niente più (Félix Le Dantec, «L'ateismo», 1910).
La psicoanalisi ci ha insegnato a riconoscere l'interconnessione esistente tra complesso paterno e fede in Dio, ci ha indicato che il Dio personale non è altro, psicologicamente, che un padre innalzato, e ci pone ogni giorno sotto gli occhi i casi di giovani che perdono la fede religiosa appena vien meno in loro l'autorità paterna (Sigmund Freud, «Un ricordo d' infanzia di Leonardo da Vinci», 1910).
La Bibbia è letteratura, non dogma (George Santayana, «Introduzione all'Etica di Spinoza», 1910).
Se una fabbrica paga le tasse e la chiesa no, vuol dire che un giorno la chiesa prenderà possesso della fabbrica (Lemuel K. Washburn, «Is The Bible Worth Reading?», 1911).
Anticamente migliaia di dèi parevano pochi; oggidì uno è di troppo (Carlo Dossi, «Note azzurre», 1912).
Il Diavolo ha reso tali servigî alla Chiesa, che io mi meraviglio com'esso non sia ancora stato canonizzato per santo (ibidem).
L'irreligiosità moderna è una nuova freschezza di spirito, un atto morale, una liberazione. L'irreligiosità è una difficoltà, un carico, un obbligo, un dovere maggiore. In questo senso ci rende nobili. È l'emulazione con la virtù passata. Noi, irreligiosi, possiamo e dobbiamo essere da tanto quanto gli uomini passati, religiosi. Anzi di più; o meglio: altrimenti (Giuseppe Prezzolini, «Punti, spunti, appunti per le "Parole di un uomo moderno"», 1915).
L'uomo non può vivere senza una perenne fiducia in qualcosa d' indistruttibile in sé, la qual cosa non esclude che, sia tale fiducia, sia quell'elemento indistruttibile, gli possano restare perennemente nascosti. Uno dei modi coi quali può esprimersi questo nascondimento è la fede in un Dio personale (Franz Kafka, «Quaderni in ottavo», 1917).
Una domanda ha senso soltanto se presupponiamo quella classe di cose una delle quali sarebbe la risposta. Occorre che noi conosciamo questa classe per enunciare la domanda. Se non è così, la nostra domanda crea questa classe, e non è più una domanda, è una proposizione affermativa mascherata. Chi ha fatto il Mondo? Questa non è una domanda. È un dogma (Paul Valéry, «Quaderni», 1918).
La fede è un crampo, una paralisi, un'atrofia della mente in certe posizioni (Ezra Pound, «Selected Prose», 1921).
Se oggi i popoli civili più non credono che il sole, ogni sera, si tuffi nell'oceano, hanno altre credenze che non più di questa si accostano alla realtà (Vilfredo Pareto, «Trasformazioni della democrazia», 1921).
Credo nella religione del dubbio. Ecco, questa è la mia religione (Pietro Gobetti).
La crudeltà è il principale attributo di Dio (André Gide, «I falsari», 1925).
L'uomo si crea un Dio a propria immagine, e ogni Dio invecchia insieme con gli uomini che lo hanno creato (David Herbert Lawrence, «Il serpente piumato», 1926).
Se qualcuno giunge al punto di accettare acriticamente tutte le assurdità che le dottrine religiose gli trasmettono, e perfino di ignorarne le contraddizioni vicendevoli, la sua debolezza intellettuale non deve stupirci oltremodo (Sigmund Freud, L'avvenire di un'illusione, 1927).
La nostra concezione di Dio deriva dall'antico dispotismo orientale, ed è una concezione indegna di uomini liberi. Non ha rispetto di sé stesso chi si disprezza e si definisce miserabile peccatore [.] Non bisogna rimpiangere il passato o soffocare la libera intelligenza con idee che uomini ignoranti ci hanno propinato per secoli. Occorre sperare nell' avvenire e non voltarsi a guardare a cose ormai morte che, confidiamo, non rivivranno più in un mondo creato dalla nostra intelligenza (Bertrand Russell, «Perché non sono cristiano», 1927).
Credo che quando morirò il mio corpo si decomporrà, e nulla del mio io sopravviverà. Non sono giovane, e amo la vita, ma disprezzo il terrore dell'annichilimento. La felicità non è meno vera solo perché finisce, e nemmeno il pensiero e l'amore perdono valore perché non sono eterni (ibidem).
È divertente udire il cristiano odierno esaltare la dolcezza e la ragionevolezza della sua religione, ignorando che questa dolcezza e questa ragionevolezza sono dovute all'insegnamento di uomini, un tempo perseguitati dai cristiani (ibidem).
Se un filosofo è un uomo cieco, in una stanza buia, che cerca un gatto nero che non c'è, un teologo è l'uomo che riesce a trovare quel gatto (ibidem).
Per un fanciullo la religione significa semplicemente paura. Dio è un uomo potente che vede tutto; Egli può vederti dovunque tu sia. Per un fanciullo spesso ciò significa che Dio può persino vedere quello che avviene sotto le coperte. E introdurre la paura nella vita di un fanciullo è il peggiore di tutti i delitti (Alexander S. Neill, «Il fanciullo difficile», 1927).
Quando si è vinti si diventa cristiani (Ernest Hemingway, «Addio alle armi», 1929).
Ci vuol tempo per strappare alla fede e per educare allo scetticismo; tempo, e non poco sforzo e dolore. Soltanto lo scettico della terza generazione è veramente sicuro: suo nonno deve aver accettato il denaro del Diavolo quando era ancora celibe (Henry Louis Mencken, «Trattato sugli Dei», 1930).
L'unico vero modo per conciliare scienza e religione è di istituire qualcosa che non sia scienza e qualcosa che non sia religione (ibidem).
Il fatto che le minacce dell'inferno abbiano una loro utilità sociale non è un argomento a sostegno della verità della religione: è semplicemente un argomento a sfavore della specie umana (ibidem).
La teologia è il tentativo di spiegare l'inconoscibile nei termini di ciò che non vale la pena conoscere (ibidem).
La fede: una credenza assurda nell'eventualità dell'improbabile (ibidem).
La parola "credere" è una cosa difficile per me. Io non credo. Devo avere una ragione per certe ipotesi. Anche se conosco una cosa non è detto che debba crederci (Carl Gustav Jung).
La religione è ciò che l'individuo fa con la propria solitudine (Alfred North Whitehead).
La malattia dell'uomo è la coscienza, la malattia della coscienza è dio (Antonin Artaud).
Non c'è egoismo così insopportabile quanto quello del cristiano riguardo alla sua anima (William Somerset Maugham).
I cattolici e i comunisti sono simili nel considerare che quelli che non hanno le loro convinzioni non possono essere sia onesti sia intelligenti (George Orwell).
Se volete combattere i dittatori, cominciate dal primo: Dio! (Alberto Savinio).
Crassa pigrizia quella per cui si chiama Dio tutto ciò che non si riesce a spiegare. Dio sarebbe la somma della nostra ignoranza? (Ugo Ojetti, «Sessanta», 1937).
Quando una religione ha la pretesa di imporre la sua dottrina all' umanità intera, si degrada a tirannia e diventa una forma di imperialismo (Rabindranath Tagore, «Discorso per il centenario di Ramakrishna», 1937).
Non credo che la pratica della scienza possa andar disgiunta dal coraggio. Essa tratta il sapere, che è un prodotto del dubbio; e col procacciare sapere a tutti su ogni cosa, tende a destare il dubbio in tutti (Bertold Brecht, «Vita di Galilei», 1938-55).
Siccome Dio poteva creare una libertà che non consentisse il male (cfr. lo stato dei beati liberi e certi di non peccare), ne viene che il male l'ha voluto lui. Ma il male lo offende. È quindi un banale caso di masochismo (Cesare Pavese, «Il mestiere di vivere», 1938).
La massima sventura è la solitudine; tant'è vero che il supremo conforto, la religione, consiste nel trovare una compagnia che non falla, Dio. La preghiera è lo sfogo come con un amico (ibidem).
Quand'anche potessi credere, sarei ancora ben lungi dal poter pregare. Il pregare continuerebbe a sembrarmi il modo più sfacciato di seccare Dio, il peccato più nauseante di tutti, e dovrei intercalare ogni preghiera con lunghi periodi di espiazione (Elias Canetti, «La provincia dell'uomo», 1942).
Dio è il più grande atto di superbia dell'uomo; e quando egli l' avrà espiato non ne troverà mai uno più grande (ibidem).
Già solo per questo non ci può essere un creatore, perché la sua tristezza per il destino del suo creato sarebbe impensabile e insopportabile (ibidem).
Se Dio esiste dovrà chiedermi perdono (Graffito su un muro ad Auschwitz).
L'ateismo non è una conclusione, è un punto di partenza (Mathieu Delarue).
Non si diventa atei per adottare delle nuove credenze, ma per diventare liberi (ibidem).
L'occultismo è la metafisica degli stupidi (Theodor W. Adorno, «Minima moralia», 1947).
La fede solleva delle montagne; sì: delle montagne d'assurdità (André Gide, «Diario», 1947).
La religione è la più gigantesca utopia, cioè la più gigantesca "metafisica" apparsa nella storia (Antonio Gramsci, «Il materialismo storico e la filosofia di Benedetto Croce», 1948).
È religione anche non credere in niente (Cesare Pavese, «La casa in collina», 1949).
L'avvenire è l'unica trascendenza degli uomini senza Dio (Albert Camus, «L'uomo in rivolta», 1951).
L'unica giustificazione possibile per Dio è che non esiste (Albert Camus).
Dio è il Silenzio, Dio è l'Assenza, Dio è la Solitudine degli uomini (Jean Paul Sartre, «Il diavolo e il buon Dio», 1951).
Quando Dio tace, gli si può far dire quello che si vuole (ibidem).
Come si conviene, ho passato in rassegna tutti gli argomenti in favore di Dio: la sua non esistenza mi è sembrata uscirne intatta. Egli possiede la genialità di farsi infirmare da tutta la sua opera; i suoi difensori lo rendono odioso, i suoi adoratori sospetto. Chi teme di amarlo non ha che da aprire san Tommaso. (Emile M. Cioran, «Sillogismi dell' amarezza», 1952).
Qualsiasi fede rende insolenti: acquisita di recente, inasprisce gli istinti peggiori (ibidem).
Dio è ateo (Giovanni Papini, «Il Diavolo», 1953).
L'esistenza di una creazione senza Dio, senza scopo, mi sembra meno assurda che la presenza di un Dio perfetto, che crea un uomo imperfetto per fargli correre il rischio di una punizione infernale (Armand Salacrou, «Certezze e incertezze», 1954).
L'agnosticismo: una disciplina dello spirito che mantiene aperte tutte le porte dell'ignoto (André Malraux).
L'Umanità ha le stelle nel suo futuro, e il futuro è troppo importante per essere perso a causa della sua follia infantile e della superstizione che la mantiene nell'ignoranza (Isaac Asimov).
Chiunque oggi si occupa di religione, se non per combatterla e aspettarne la fine, è un cretino (Ardengo Soffici).
Mi è stato più facile pensare un mondo senza creatore, che un creatore pieno di tutte le contraddizioni del mondo (Simone de Beauvoir, «Memorie di una ragazza perbene», 1958).
Anche la santità è una tentazione (Jean Anouilh, «Becket e il suo re», 1959).
Personalmente non ho nulla contro chi crede in un Dio, non importa quale. Sono contrario a chi pretende che il suo Dio sia l'autorità che gli permette di imporre delle restrizioni allo sviluppo e alla gioia dell' umanità (Alexander S. Neill, «Summerhill», 1960).
Chiedo ai genitori di far nascere una civiltà su cui non pesi il peccato originale. Chiedo ai genitori di eliminare ogni necessità di redenzione semplicemente dicendo ai figli che essi sono nati buoni, non cattivi. Chiedo ai genitori di dire ai bambini che è questo mondo che può essere e deve essere reso migliore, di impiegare qui e ora le loro energie e non in una mitica vita eterna di là da venire (ibidem).
Se vogliamo che i nostri figli mantengano uno spirito sano, dobbiamo guardarci dall'insegnare loro dei falsi valori. Molte persone che hanno dei dubbi sulla religione cristiana non esitano a insegnare ai loro figli ciò di cui loro stessi non sono convinti. Quante madri credono realmente in un inferno che brucia e in un dorato paradiso pieno di arpe? Nonostante ciò migliaia di madri incredule sviano l'anima dei loro figli tenendo in piedi queste storie ridicole e antiquate (ibidem).
Fondamentalmente la religione ha paura della vita. È un modo di fuggire dalla vita. Scredita la vita qui e ora, perché è un semplice preliminare a una vita più piena, ancora da venire (ibidem).
Dio: una spiegazione che risparmia una spiegazione (Leonard L. Levinson, «Dizionario della mano sinistra», 1963).
La società rispettabile credeva in Dio per evitare di doverne parlare (Jean Paul Sartre, «Le parole», 1963).
Talvolta sono tentato dal Diavolo di credere in Dio (Stanislaw Jerzy Lec, «Nuovi pensieri spettinati», 1964).
I matti del cielo trovano inebriante l'essere sospesi tra l' illusione dell'immortalità e la realtà della morte (Alexander Chase, «Prospettive», 1966).
Meno si crede in Dio, più si capisce che altri ci credano (Jean Rostand, «Inquietudini di un biologo», 1967).
Ogni uomo pensa che Dio è dalla sua parte. Il ricco e il potente lo sanno (Jean Anouilh).
C'è gente che eredita la fede, come eredita i terreni, il casato, i titoli nobiliari, il denaro, una biblioteca e il castello. Fede per censo, ereditaria (Ennio Flaiano, «Don't Forget», 1967-72).
Noi viviamo, grazie a Dio, in un'epoca senza fede (Ennio Flaiano, «Diario degli errori», 1968).
Tra tutte le tirannie, una tirannia esercitata per il bene delle sue vittime può essere la più oppressiva. Può essere meglio vivere sotto baroni ladri che sotto onnipotenti ficcanaso morali. La crudeltà del barone può ogni tanto sopirsi, la sua cupidigia può in qualche misura essere saziata; ma quelli che ci tormentano per il nostro bene, ci tormenteranno senza fine, perché lo fanno con l'approvazione della propria coscienza (Clive Staples Lewis, «God In The Dock: Essays On Theology And Ethics», 1970).
La Bibbia che noi conosciamo contiene elementi che sono scientificamente sbagliati, oppure anche moralmente ripugnanti. Nessuna prospettiva "al di sopra delle righe" può convincere che tali passaggi sono il prodotto di una Saggezza Divina (Bernard J. Bamberger, «La storia del giudaismo», 1971).
Dio mi deve delle spiegazioni (Eugène Ionesco).
Dottrine fantastiche (come il cristianesimo, l'islamismo o il marxismo) richiedono la fede unanime. Ma se qualcuno lancia dei dubbi sul credo di milioni, ecco che compaiono paura e odio, camere a gas e di tortura, la forca, i lavori forzati e i reparti di psichiatria (Edward Abbey).
Se l'ateismo fosse una religione, allora la salute sarebbe una malattia (Clark Adams).
Fossi stato Dio, mi sarei suicidato per liberare l'umanità (Nikos Lygeros, «Prometeo e Atena»).
«Cristo, sei la vera droga!». Così lo invocano i drogati della Jesus Revolution (movimento californiano); non immaginano quanto sia vero e confermato da duemila anni di storia umana (Guido Ceronetti, «Il silenzio del corpo», 1979).
Il peccato: inventato dagli uomini per meritare la pena di vivere, per non essere castigati senza perché (Gesualdo Bufalino, «Diceria dell' untore», 1981).
Pregare, altro vizio solitario (ibidem).
Dio, gigantesco eufemismo (ibidem).
Il mio scopo è sostenere che l'universo può essere nato ed esistere senza l'intervento di nessuno, e che non c'è nessun bisogno di invocare l' idea di un Essere Supremo in una delle sue numerose manifestazioni (Peter William Atkins, prefazione a «La creazione»).
La merda è un problema teologico più arduo del problema del male. Dio ha dato all'uomo la libertà e quindi, in fin dei conti, possiamo ammettere che egli non sia responsabile dei crimini perpetrati dall'umanità. Ma la responsabilità della merda pesa interamente su colui che ha creato l' uomo (Milan Kundera, «L'insostenibile leggerezza dell'essere», 1984).
Se davvero esistessero esseri extraterrestri intelligenti, molte religioni ne risulterebbero sconvolte: verrebbe infatti meno uno dei loro cardini fondamentali, e cioè il rapporto privilegiato tra Dio e gli uomini. La religione cristiana ne risentirebbe in particolar modo, proprio perché predica che Gesù Cristo è Dio fatto uomo allo scopo di offrire la salvazione agli uomini della Terra. Immaginare tutta una serie di "cristi alieni" che visitano ogni pianeta abitato assumendo l'aspetto fisico degli esseri che li abitano, suona assurdo e grottesco (Paul Davies, «Dio e la nuova fisica», 1984).
Solo negli empî sopravvive oggigiorno la passione per il divino. Nessun altro si salverà (Gesualdo Bufalino, «Il malpensante», 1987).
Cerco Dio come un usciere va a caccia di un insolvente (ibidem).
Se Dio esiste, chi è? Se non esiste, chi siamo? (ibidem).
L'impazienza di Dio nel pubblicare il mondo non finisce di sbalordirmi. Cose così si tengono nel cassetto per sempre (ibidem).
Meno credo in Dio più ne parlo (ibidem).
Bestemmiato a lungo stanotte, con le mani giunte, nel buio (ibidem).
Sarebbe stato più gentile, da parte sua, esistere (ibidem).
Anche il miracolo ha i suoi limiti (Cesare Viviani, «Pensieri per una poetica della veste», 1988).
Il più grande sforzo della teologia è stato sempre quello di scagionare Dio (Carlo Gragnani, «A conti [quasi] fatti», 1989).
Non c'è il minimo dubbio sul fatto che il Dio del Vecchio Testamento sia un essere geloso e vendicativo; perseguendo non solo i peccaminosi ribelli ai suoi dettami, ma punendo altresì persone illuminate, che subiscono orrendi tormenti e malattie, lapidazioni e altre maledizioni (Steve Allen, «Sulla religione della Bibbia e sulla moralità», 1990).
La Bibbia è stata interpretata al fine di giustificare tali malvagie pratiche, come per esempio la schiavitù, il massacro di prigionieri di guerra, i sadici assassinî di povere donne credute streghe, la pena di morte per trasgressioni o poligamie. Essa è stata usata per incoraggiare rozze superstizioni e per scoraggiare il libero insegnamento di verità scientifiche. Non dobbiamo dimenticare che buono e cattivo confluiscono entrambi nella bibbia. E che, pertanto, essa non può essere al di sopra di ogni critica (ibidem).
Nessun vero tiranno conosciuto della storia è mai stato responsabile di un solo centesimo dei delitti, dei massacri, e di tante atrocità attribuite al Dio della Bibbia (ibidem).
Se noi assumiamo che non esista nessun Dio, ne segue che la moralità è ancora più importante che se esistesse una qualche divinità. Se Dio esiste, la sua illimitata potenza dovrebbe rimediare, in teoria, agli squilibri nella scala della giustizia umana. Ma se non c'è nessun Dio, allora dipenderà dall'uomo, e da lui soltanto, essere morale per quanto gli è possibile (ibidem).
Non è tanto l'asprezza del cuore, non sono le malvage intenzioni a guidare all'ateismo gli uomini pensanti, quanto piuttosto una scrupolosa onestà e rigore intellettuale (ibidem).
Io non so se Dio esiste, ma se non esiste ci fa una figura migliore (Stefano Benni, Baol, 1990).
Huss, Savonarola, Bruno, per citare solo gli arsi vivi più rinomati. Roghi motivati con l'esigenza di salvaguardare l'integrità di un principio. A distanza di qualche secolo sei milioni di inceneriti per un non dissimile motivo. Il fuoco elemento privilegiato nella tutela delle idee (Francesco Burdin, «Frammenti di un mondo in bilico», 1991).
Se rubi ti arrestano; se affermi che esiste Dio è solo un'opinione. Ciò mi ha sempre meravigliato (Manlio Sgalambro, «Del pensare breve», 1991).
Tu puoi citare cento riferimenti per mostrare che il Dio biblico è un sanguinario tiranno, ma loro scoveranno due o tre versi che dicono «Dio è amore», e loro dichiareranno categoricamente che TU prendi le cose al di fuori del contesto! (Dan Barker, «Perdendo fede nella fede: da predicatore ad ateo», 1992).
Tu credi in un libro in cui ci sono animali parlanti, maghi, streghe, demoni, bastoni che si trasformano in serpenti, cibo che cade dal cielo, tizi che camminano sull'acqua e ogni tipo di storie magiche, assurde e primitive, e mi vieni a dire che noi siamo quelli che hanno bisogno di aiuto? (ibidem).
Non pensando criticamente, assumo che il "successo" delle mie preghiere sia la prova che Dio risponde, mentre gli insuccessi sono la prova che c'era qualcosa di sbagliato in me (ibidem).
Il solo immaginare che il sovrano dell'universo correrà ad assistermi rivoltando le leggi della natura, per me è il massimo dell' arroganza (ibidem).
La Verità non richiede fede. Gli scienziati non uniscono le mani ogni domenica salmodiando «Sì, la gravità è vera! io avrò fede! Io sarò forte! Io credo nel mio cuore che tutto quello che va su, su, su deve venire giù, giù, giù, Amen!». Se lo facessero, potremmo pensare che siano poco sicuri della verità gravitazionali (ibidem).
Vivere in incognito, come Dio (Gesualdo Bufalino, «Calende greche», 1992).
Che si siano sempre pregati gli dèi è umano, ma ciò non depone, a dire il vero, in favore della nostra eleganza. Meno che mai della loro (Mario Andrea Rigoni, «Variazioni sull'Impossibile», 1993).
Se, in qualsiasi cultura, ai bambini viene insegnato «Noi siamo tutti ugualmente indegni di fronte a Dio». Se, in qualsiasi cultura, ai bambini viene insegnato «Tu sei nato nel peccato e sei quindi peccatore per natura». Se ai bambini sono dati in quantità messaggi come «Non pensare, non far domande, CREDI e basta». Se ai bambini vien detto «Chi sei tu per credere di sapere di più del prete, del ministro, del rabbino?». Se ai bambini vien detto «Se tu hai valore non è per qualcosa che hai fatto o potrai mai fare, ma solo perché Dio ti ama». Se ai bambini vien detto «Sottomettersi a ciò che non si può capire è l'inizio della moralità». Se i bambini son tirati su a forza di «non essere desideroso e sicuro di te: è peccato d'orgoglio». Se i bambini sono istruiti a «mai pensare che tu appartieni a te stesso». Se ai bambini viene insegnato «che il tuo giudizio non deve mai essere in conflitto con le autorità religiose, a cui devi sempre credere». Se, ai bambini viene detto «che il proprio sacrificio è la virtù più importante e l'abnegazione più nobile». Allora considera quali potranno essere le conseguenze della pratica di vivere coscienziosamente, o la pratica dell'autorealizzazione, o qualsiasi degli altri sei pilastri di una sana autostima (Nathaniel Branden, «I sei pilastri dell'autostima», 1994).
Le preghiere non cureranno l'AIDS. La ricerca sì (Pubblicità promossa dall'American Foundation for AIDS Research, a cui sono stati tagliati i fondi a causa delle lamentele dei religiosi).
Il monoteismo è una schifezza, come tutti i dispotismi. La specie è, per natura, democraticamente politeista, a parte quell'élite, frutto della evoluzione, che ha potuto liberarsi interamente dal bisogno del divino (Salman Rushdie).
La Chiesa è una sposa sbandata che, in mezzo alla piazza, scopa con banchieri e diplomatici, avvelenando al tempo stesso la vita ai ragazzini che si fanno una sega (Vladimir Senakowsky).
Il miglior consiglio che posso dare a chiunque voglia far crescere un bambino felice e mentalmente sano è: tenetelo lontano dalle chiese appena potete (Frank Zappa).
Il pensiero di Dio è totalmente assente dalle preoccupazioni quotidiane della maggioranza degli uomini contemporanei. Tuttavia, le credenze religiose quasi viscerali derivate dai millenni passati permangono in loro senza essere sradicabili [.] In realtà, per la maggior parte degli uomini Dio non esiste (Marcel Légaut).
Quando ero ragazzino mio padre voleva che io fossi un bravo cattolico e che io mi confessassi tutte le volte che avevo pensieri impuri sulle ragazze. Così ogni sera io diventavo rosso a confessare i miei pensieri. Così successe una sera, e poi un'altra sera, e così via. Dopo una settimana decisi che la religione non era fatta per me (Fidel Castro, in «The Economist», 1997).
Non c'è in fondo che una definizione valida: l'ateo è un credente divenuto adulto (Thomas Cleaners jr., «Dio, l'oroscopo e altri veleni», 2000).
C'è un senso del blasfemo che viene dal dolore ed è quindi più sincero di qualsiasi discorso di speranza. Il grottesco è oggi il modo che ci pare più adeguato per parlare di Dio (Franco Maresco).
La morale è roba troppo seria per lasciarla nelle mani delle religioni (Pino Caruso).
Facile essere Dio. Difficile è essere uomini (ibidem).
Piuttosto che pretendere da me spiegazioni sul mio comportamento, Dio dovrebbe fornirmele sul Suo (ibidem).
Il problema non è la libertà delle religioni ma la libertà dalle religioni (ibidem).
Quando parlo di Dio, non è di Dio che parlo ma dell'idea che gli uomini hanno di Dio (ibidem).
Nessuno è più pericoloso di chi crede che i propri pensieri siano i pensieri di Dio (ibidem).
Dappertutto ho constatato quanto gli uomini favoleggiano per evitare di guardare in faccia la realtà. La creazione di oltremondi non sarebbe molto grave se non venisse pagata a caro prezzo: l'oblio della realtà, e dunque la colpevole negligenza del solo mondo esistente (Michel Onfray, «Trattato di Ateologia», 2005).
Mosè, Paolo di Tarso, Costantino, Maometto, in nome di Jahwèh, Gesù e Allah, loro utili finzioni, si danno da fare per gestire le forze oscure che li invadono, li agitano e li tormentano. Proiettando sul mondo le loro perfidie essi lo oscurano ancora di più e non si liberano di nessuna pena. L 'impero patologico della pulsione di morte non si cura con un'irrorazione caotica e magica, ma con un lavoro filosofico su di sé. Un'introspezione ben condotta ottiene che arretrino i sogni e i deliri di cui si nutrono gli dèi. L'ateismo non è una terapia, ma una salute mentale recuperata (ibidem).
Il silenzio di Dio permette la chiacchiera dei suoi ministri che usano e abusano dell'epiteto: chiunque non crede al loro Dio, dunque a loro, diventa immediatamente un ateo (ibidem).